Si deve iniziare la scuola elementare e si va in crisi

Non credevo fosse possibile. Sapevo che i pianti, le urla, le lacrime, la disperazione, la manina che si aggrappa ai tuoi pantaloni e non ti molla, potevano essere normali nella fase di inserimento alla scuola materna. E così è stato, anche se in maniera diversa e in tempi diversi, sia per il Capitano che per la Principessa. E mi aspetto che sarà piu' o meno così anche per il Koala. Sapevo che il passaggio dalla scuola materna alla scuola primaria segna un cambiamento importante nella vita di un bambino, che si vede caricato di nuove responsabilità, si sente giudicato con dei voti ai quali non era abituato, si sente costretto a fare nuove amicizie, si trova di fronte nuove maestre. Sapevo che il passaggio non sarebbe stato facile, ma di certo non mi aspettavo di trovarmi di fronte già ad agosto un bimbo di sei anni e mezzo che per una qualsiasi sciocchezza si mette a piangere. E piange e piange....Io ho dato la colpa alla scuola che dovrà iniziare, all'ansia da prestazione a cui magari noi adulti, senza volere, lo costringiamo. Una decina di giorni fa siamo andati a comprare zaino e astuccio e lui era tranquillo, rilassato (almeno ai miei occhi); li ha scelti come se dovesse scegliere un gioco; è andato a colpo sicuro, senza tentennare. Sono mesi che ogni tanto, non tutti i giorni, fa qualche "compito" (una serie di esercizi di prescrittura che ci hanno dato le maestre della scuola dell'infanzia) e li fa volentieri, con precisione. Dopo queste premesse quindi, pensavo che l'inizio della scuola (quella vera) non sarebbe stato poi tanto traumatico. E invece mi sono dovuta ricredere quando dall'oggi al domani, senza che sia capitato nulla di strano, mi trovo davanti un bimbo di sei anni che ne dimostra due e piange, davvero senza motivo apparente: lo sgrido perchè fa qualcosa di sbagliato e piange; gli dico di no e piange; il papà va a lavorare e piange...insomma un macigno da sopportare. A parte il fatto che la mia pazienza comunque ha un limite, mi dispiace vederlo così...piccolo, insicuro, che non si sa difendere e che non sa gestire le proprie ansie, che si sfoga piangendo anzichè parlando. Se lo fa ora, a casa, con noi, come farà a scuola? Forse mi sbagliero' ma ho dato la colpa di questo suo cambiamento all'inizio della scuola. E' vero che la scuola non è ancora iniziata, ma lui sa che inizierà a breve. Tutte le persone che incontriamo gli dicono "allora sei grande, tra poco cominci la scuola"; i nonni gli dicono "devi imparare a stare un po' seduto fermo, se no a scuola come farai?!", io stessa diverse volte gli ricordo " Tato dobbiamo fare un po' di compiti se no non finiamo il libro prima che cominci la scuola...." Insomma tutto intorno a lui parla dell'inizio della scuola, per fino la libreria nuova che gli abbiamo montato ieri nella sua camera e penso che lui a questo ci pensi, quasi costantemente e che questo pesi a lui come un macigno, tanto quanto lui pesa a me quando piange ininterrotamente. Mi dispiace vederlo così sofferente, insicuro, spaventato e vorrei fare qualcosa per aiutarlo. Mio marito tenderebbe di piu' ad ignorarlo o sgridarlo, considerando il suo modo di fare come un capriccio; io sarei piu' orientatata dalla parte opposta, cioè assecondandolo in ogni sua richiesta. Forse il comportamento giusto da tenere, come spesso accade, sta nel mezzo. Dovrei fargli domande, ascoltarlo, dimostrare di capire le sue paure, ma allo stesso tempo incoraggiarlo a compiere questo passo così importante, ad affrontare la scuola come un ambiente sereno e non come un mostro che mette paura. Dovrei infondergli fiducia e fargli capire che puo' trovare dentro di sè la forza per affrontare i cambiamenti. 
All'inizio della scuola mancano ancora tre settimane e saranno tre settimane fatte di parole, coccole, chiacchiere, abbracci...nella speranza che questo momento di crisi passi. 

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